Come in tutte le cose, passare all’azione è l’unico modo per imparare davvero a fare trading.
Ci sono dei concetti chiave che vanno capiti ed assimilati prima di fare una operazione di trading,
al fine di partire con il piede giusto, evitando errori che possano costarci del denaro.
A) Prezzo bid
B) Prezzo ask
C) Spread
D) Cos’è un cross
E) Major
F) Minor
G) Exotic
H) Cosa vuol dire long o short
I) Cos’è lo swap
L) Cos’è un lotto mini lotto e micro lotto
M) Pullback
Prezzo bid
Il prezzo bid è il prezzo di vendita di un prodotto finanziario. Accedendo ad una piattaforma di
negoziazione, troveremo prezzi bid e ask per ogni asset offerto.
Il bid è il prezzo al quale noi (traders) siamo disposti a vendere il sottostante, mentre la nostra
banca o broker è disposta a comprare.
Il prezzo bid è detto anche “Denaro” e sarà sempre leggermente inferiore al prezzo di mercato,
mentre il prezzo ask sarà sempre leggermente superiore.
Prezzo ask
Il prezzo ask è il prezzo di acquisto di un prodotto finanziario. Accedendo ad una piattaforma di
negoziazione, troveremo prezzi ask e bid per ogni asset offerto.
L’ask è il prezzo al quale noi (traders) siamo disposti ad acquistare il sottostante, mentre la
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nostra banca o broker è disposta a vendere.
Il prezzo ask è anche definito “Lettera”
Cos’è lo spread
Lo spread è la differenza tra il prezzo al quale è possibile acquistare uno strumento finanziario
sul mercato e il prezzo al quale è possibile venderlo. In realtà esprime il profitto da parte
dell’intermediario per il servizio fornito al trader per operare nei mercati finanziari.
Lo spread è tanto più limitato quanto più quello strumento finanziario è liquido, cioè quanto più
la domanda si avvicina all’offerta. Nel caso invece in cui il prodotto è poco trattato sul mercato è
possibile vedere uno spread ampio, che rende l’idea di quanto la domanda si distanzi dall’offerta.
Se ad esempio si acquista uno strumento molto liquido come il cross EUR/USD, supponendo
che il prezzo ask sia 1,1079 e il prezzo bid 1,1080, lo spread sarà dato dalla differenza tra il
prezzo bid e il prezzo ask, quindi:
1,1080-1,1079 = 0,0001
Questo vuol dire che, per ogni lotto trattato che corrisponde a 100.000 dollari, il profitto
dell’intermediario sarà dato da:
0,0001 x 100.000 = 10 dollari
C1) tipi di ordine
Market order (ordine a mercato)
L’ordine “a mercato” è il piu’ semplice tra i vari tipi di ordini, infatti è semplicemente una istruzione
di acquisto o vendita, che il broker eseguirà al miglior prezzo disponibile sul mercato.
Se vogliamo, per esempio, comprare 100 azioni Apple a mercato e i prezzi sono: Bid 139.80
dollari (100 azioni), Ask 140.00 dollari (50 azioni), Ultimo prezzo 139.95 dollari (250 azioni),
questo significa che l’ultimo scambio effettuato è stato di 250 azioni al prezzo di 139.80 dollari,
che 50 azioni bengono offerte da qualcuno che le vuole vendere a 140 dollari. Supponiamo
che altre 200 azioni venissero offerte a 140.05 dollari, il nostro ordine a mercato andrebbe ad
acquistare le 50 azioni disponibili a 140 dollari mentre le altre 50 azioni verrebbero acquistate
dal pacchetto di 200 azioni, disponibili al secondo miglior prezzo, ovvero 140.05.
Gli ordini Stop
Un ordine “stop” si ha quando si vuole entrare su un determinato mercato ad un prezzo
peggiorativo rispetto al prezzo attuale.
Per esempio, se le azioni di Generali (ma il concetto vale per qualsiasi strumento finanziario,
dal forex, agli indici fino alle materie prime) quotano 15.29 euro, ma noi vogliamo comprarle
solo se dovessero raggiungere il prezzo di 15.50 euro, ecco che dovremmo inserire un ordine di
acquisto “stop”.
Lo stesso vale per una eventuale operazione “short”, qualora volessimo “shortare” uno
strumento finanziario ad un prezzo inferiore rispetto a quello attuale, ecco che dovremmo
utilizzare un ordine stop.
All’interno di questa categoria di ordini troviamo gli “stop-loss”, ovvero dei particolari tipi di
ordini che vengono inseriti dal trader al fine di limitare le perdite su una eventuale posizione
errata.
Se, per esempio, la nostra strategia di trading ci dice di entrare al rialzo su un determinato
strumento, potremmo inserire un stop-loss appena sotto il prezzo di ingresso, cosi da uscire
dalla operazione, limitandone le perdite, qualora l’operazione non si dimostrasse corretta.
Gli ordini Limite
Gli ordini “limite” sono ordini che ci consentono di entrare sul mercato ad un prezzo migliorativo
rispetto al prezzo attuale.
Per esempio, se le azioni di Generali (ma il concetto vale per qualsiasi strumento finanziario,
dal forex, agli indici fino alle materie prime) quotano 15.29 euro, ma noi vogliamo comprarle
solamente se il prezzo dovesse scendere fino a 15 euro per azione, ecco che dovremo utilizzare
un ordine “limite”.
Lo stesso vale per una eventuale operazione “short”, qualora volessimo “shortare” uno
strumento finanziario ad un prezzo superiore rispetto a quello attuale, ecco che dovremmo
utilizzare un ordine limite.
All’interno di questa categoria di ordini troviamo i “target price”, ovvero dei particolari tipi di
ordini che vengono inseriti dal trader al fine di chiudere con un profitto una eventuale posizione,
che si è diretta nella direzione sperata.
Se, per esempio, la nostra strategia di trading ci dice di entrare al rialzo su un determinato
strumento, potremmo inserire un ordine limite o “target price”, così da uscire dalla operazione
con profitto, una volta raggiunto il livello di prezzo sperato (che potrebbe essere il fair value di
una azione, calcolato grazie all’analisi fondamentale, piuttosto che un livello tecnico suggerito da
una figura dell’analisi tecnica).
C2) Stop loss e take profit
Nella fattispece lo “stop Loss” non è altro che un ordine di tipo “stop”, che viene utilizzato per
limitare le perdite, nel caso in cui lo strumento finanziario sul quale stiamo operando non va nella
direzione ipotizzata.
Allo stesso modo, il “target price”, altro non è che un ordine “limite” con il quale andiamo a
chiudere una operazione in profitto, nel momento in cui ha raggiunto un determinato livello di
prezzo, deciso in precedenza.
Le piattaforme di trading consentono di inserire un livello di stop loss e di target price ancora
prima di effettuare l’operazione di trading.
E’ sempre consigliabile inserire un livello di stop loss, che ci protegga nel caso in cui l’operazione
non andasse nel verso sperato.
La maggioranza dei casi di insuccesso nel trading, è proprio dovuta allo scarso utilizzo di questo
tipo di ordine, lo stop appunto, che permette di seguire la prima regola del trading ovvero,
“tagliare le perdite e lasciare correre i profitti”.
Dove posizionare lo stop loss ed il target price
C’è chi predilige inserire stop loss e target price appena sopra (o sotto) un precedente massimo
(o minimo) segnato dai prezzi in precedenza, altri trader preferiscono inserire uno stop loss ed
un target price “monetari”, ovvero l’operazione verrà chiusa al raggiungimento di un determinato
livello di guadagno (target price) o perdita (stop loss).
Non esiste un metodo corretto, infatti strategie di trading diverse, prevedono un differente
utilizzo sia di target price che di stop loss
Cos’è un cross
Il cross non è altro che il rapporto tra due valute quotate sul mercato Forex. Al numeratore vi è
la valuta di riferimento denominata base currency, mentre al denominatore quella secondaria
chiamata quote currency. Se ad esempio il cross eur/usd è pari a 1,10, significa che per
acquistare 1 euro sono necessari 1,10 dollari.
Ovviamente questo rapporto non è costante, ma varia in funzione della domanda e dell’offerta
di una valuta rispetto all’altra sul mercato valutario. Quindi, se il cross passa da 1,10 a 1,11, vuol
dire che per acquistare 1 euro sono necessari ora 1,11 dollari: è dunque aumentata la domanda
di euro rispetto all’offerta ed è diminuita quella di dollari.
Cosa sono le majors
Le major sono le coppie di valute più scambiate nel Forex e, per questo, caratterizzate da spread
tra domanda e offerta più contenuti. Solo le major infatti rappresentano l’80% degli scambi che
avvengono ogni giorno sul mercato.
Esse hanno a riferimento sempre il dollaro americano e riguardano:
EUR/USD (Euro/Dollaro Americano);
GBP/USD (Sterlina/Dollaro Americano);
USD/JPY (Dollaro Americano/Yen);
AUD/USD (Dollaro Australiano/Dollaro Americano);
NZD/USD (Dollaro Neozelandese/Dollaro Americano);
USD/CAD (Dollaro Americano/Dollaro Canadese);
USD/CHF (Dollaro Americano/Franco Svizzero).
Cosa sono le minors
Le minor sono le altre coppie valutarie che non si legano al dollaro americano e sono meno
trattate rispetto alle major, quindi caratterizzate da spread tra domanda e offerta più elevati.
Esse riguardano:
EUR/GBP (Euro/Sterlina);
EUR/JPY (Euro/Yen);
EUR/CHF (Euro/Franco Svizzero);
EUR/AUD (Euro/Dollaro Australiano);
EUR/CAD (Euro/Dollaro Canadese);
GBP/AUD (Sterlina/Dollaro Australiano);
GBP/CHF (Sterlina/Franco Svizzero);
GBP/JPY (Sterlina/Yen);
AUD/CAD (Dollaro Australiano/Dollaro Canadese);
AUD/CHF (Dollaro Australiano/Franco Svizzero);
AUD/JPY (Dollaro Australiano/Yen):
AUD/NZD (Dollaro Australiano/Dollaro Neozelandese)
EUR/NZD (Euro/Dollaro Neozelandese);
CAD/JPY (Dollaro Canadese/Yen);
CHF/JPY (Franco Svizzero/Yen);
NZD/JPY (Dollaro Neozelandese/Yen).
Cosa sono le exotics
Le exotics riguardano le coppie di valute che hanno a riferimento monete dei paesi emergenti.
Sono solitamente cross valutari poco trattati e molto volatili, per cui gli spread spesso sono
molto alti. Le valute dei principali paesi emergenti comprendono:
Rublo Russo (RUB);
Lira Turca (TRY);
Fiorino Ungherese (HUF);
Corona Ceca (CZK);
Zloty Polacco (PLN);
Leu Romeno (RON);
Dollaro di Hong Kong (HKD);
Rand Sudafricano (ZAR);
Peso Messicano (MXN);
Dollaro di Singapore (SGD);
Riya Saudita (SAR);
Real Brasiliano (BRL);
Dollaro di Taiwan (TWD).
G1) Cosa sono le nordics
Le nordics sono coppie valutarie che hanno come riferimento la valuta dei paesi del Nord Europa
che non fanno parte dell’Eurozona, come Svezia, Norvegia e Danimarca.
Quindi i cross riguarderanno queste valute:
Corona Norvegese (NOK);
Corona Svedese (SEK);
Corona Danese (DKK)
Cosa vuol dire andare short
Esistono due tipi di ordini che è possibile effettuare sul mercato:
Long, quando si acquista un prodotto finanziario;
Short, quando si vende uno stesso prodotto.
Quando “si va short”, quindi, si intende che si sta assumendo una posizione “corta” cioè, in gergo
finanziario, di vendita. La cosa assume una connotazione diversa a seconda dello strumento
trattato.
Se, ad esempio, si è short sul cross valutario EUR/USD significa che si stanno vendendo euro e
comprando dollari. Quindi, se l’operazione rimane aperta oltre la giornata, maturano interessi sui
dollari e si pagano interessi sugli euro per ogni giorno di apertura della posizione.
Se si è short su un titolo azionario, bisogna distinguere due casi:
se il titolo lo si possiede già, allora in quel caso semplicemente si vende un’azione che si era
precedentemente acquistata;
se il titolo non lo si possiede, allora in tal caso è l’intermediario che effettua un prestito di titoli
tra quelli che ha in portafoglio, addebitando un tasso di interesse e una commissione per il
servizio fornito.
Cos’è lo swap
Lo swap rappresenta il costo sostenuto o il profitto ottenuto per il fatto di tenere una posizione
aperta oltre la giornata di contrattazione. Quando una posizione non viene chiusa, il broker
effettua il rollover a cavallo tra la chiusura e la riapertura della giornata di contrattazioni, cioè
chiude e riapre le posizioni in essere applicando un tasso di interesse, che è il tasso overnight.
In realtà la cosa è più complessa. Nel mercato Forex ad esempio se una coppia valutaria non
viene chiusa a fine giornata, sulla valuta che si compra maturano tassi di interesse e sulla valuta
che si vende si pagano tassi di interesse. Tale differenza non è altro che lo swap.
Ad esempio, se si ha una posizione long su EUR/USD, significa che si sono acquistati euro su cui
maturano interessi e ci si è finanziati in dollari, su cui di pagano gli interessi. Se il tasso in euro
è dello 0,25% e il tasso in dollari dell’1,75%, vuol dire che sulla quantità acquistata di EUR/USD
si paga uno swap dell’1,50% annuo. Se si è investito 100.000 euro, ogni anno quindi si pagano
1.500 euro di solo swap, che viene però addebitato sul conto trading giornalmente per la cifra
corrispondente.
Lo swap invece si incassa nel caso in cui la posizione su EUR/USD è short, in quanto ci si
finanzierebbe in euro pagando lo 0,25% e si investirebbe in dollari ottenendo l’1,75% di interesse
Cos’è un lotto
Un lotto è l’equivalente della quantità minima di uno strumento finanziario che è possibile
acquistare sul mercato. Tale quantità varia a seconda dello strumento trattato. Per il Forex, ad
esempio, un lotto corrisponde a 100.000 dollari, mentre nel mercato azionario non vi è un misura
unica ma dipende dal titolo quotato, così come nel mercato obbligazionario, degli etf e altri.
Cos’è un minilotto
Un minilotto è la quantità minima di valuta che è possibile acquistare o vendere, che corrisponde
a 10.000 dollari. La gran parte dei broker consente l’utilizzo del minilotto al posto del lotto come
quantità minima, proprio per venire incontro alle esigenze finanziarie dei trader retail che non
hanno disponibilità per fare operazioni di una certa portata.
Cos’è un microlotto
Un microlotto è la quantità minima di valuta che è possibile acquistare o vendere,
corrispondente a 1.000 dollari. Alcuni broker consentono ai trader di operare con microlotti per
rispondere alle esigenze dettate da conti di trading molto ridotti
Cos’è il pullback
Il pullback è il ritracciamento del prezzo di uno strumento finanziario, che segue ad una fase più
o meno lunga di rialzi o di ribassi